“Un viaggio si affronta sapendo pilotare, assumendo le informazioni circa la rotta,conoscendo le possibilità del nostro battello, studiando bene le condizione meteorologiche, rifornendosi di quel che può servire senza contare troppo sull’aiuto di altri battelli. Compiere un viaggio è un’espressione che implica tanto attraversare un braccio di mare quanto affrontare cento miglia per giungere in porto. Per attraversare la vita è necessario avere queste qualità.” (cit)
Da adesso, fine 2014, possiamo pensare a cosa faremo da grandi: partire per un viaggio, un viaggio che non ha una data di arrivo né una di ritorno: un giringiro attorno al mondo senza fretta, senza scadenze.
Quale miglior modo di viaggiare è quello che ti permette di portarti appresso la tua casa e di poterti fermare quanto vuoi in un posto oppure, al contrario, andartene in tutta fretta?
La barca, la tua chiocciola.
Un progetto a largo respiro, con calma e al passo col “mare” cercando di visitare e conoscere più posti e gente possibile evitando le rotte comuni quando si può. Il che non vuol dire che l’oceano lo attraverseremo “contromano” o che non abbiamo intenzione di fare Panama…Capo Horn lo lasciamo a chi ha molta più esperienza di noi… ma cercheremo di esplorare qualcosa di diverso. Non cerchiamo isole deserte, né popolazioni aborigene, beninteso, solo persone e luoghi.
Il Jonathan sarà la barca con cui partiremo e stiamo provvedendo a renderla in grado di sopportarci con le nostre esigenze e la nostra esperienza limitata. E’ un cavallino pretenzioso e abbisogna di essere addolcito un pochetto perché in due a volte, diventa impegnativo.
Già da tre anni stiamo lavorando su questo. Lo stralletto per la trinchetta e fiocco in aggiunta al genoa sono stati installati per diminuire la superficie velica e bilanciare la spinta in caso si riduca la randa che è, di suo, 65 mq, manca uno yankee, un doppio pilota e altro ancora. Sulla autonomia siamo quasi a posto: generatore, alternatore di potenza già presenti, ci mancano i pannelli solari e un idro generatore, dissalatore presente e strumenti elettronici quasi completi, manca l’AIS e una risistemazione degli spazi per far posto ad una piccola officina e una cambusa più capiente. Dobbiamo mettere una lavatrice e trovare lo spazio per i pezzi di ricambio che non sono mai abbastanza. Piano piano, aggiorneremo lo stato dei lavori sulle pagine di questo blog nella categoria “Preparazione“.
I problemi intrinsechi.
Il primo problema che si pone quando si decide di dar seguito ad un progetto del genere sono i soldi, anzi, la possibilità di avere una entrata che permetta di sostenere un tenore di vita “normale” e i costi di manutenzione che la barca richiede. Già avere un’entrata sulla terraferma è impresa oramai quasi disperata, se poi ti “sposti” sul globo terracqueo… Non avendo una pensione e non disponendo di grasse finanze ci si deve inventare qualcosa se non si ha un lavoro che possa essere seguito “on the road“. Appena si esce dall’Italia e si evitano attracchi alla moda, il costo per portarsi appresso la casa – a detta di chi ci è già passato – diventa sostenibile; il costo della vita è molto spesso più basso e, normalmente, la vita in barca ti crea meno “dipendenze” da spese inutili.
Il secondo problema che quasi tutti hanno prima di partire è l’assoluta consapevolezza che la propria esperienza è insufficiente e questo anche se si hanno parecchie miglia alle spalle, ma se mai si parte mai si arriva. Dunque non resta che essere consci dei propri limiti e soprattutto mai peccare di superiorità con Madre Natura. Si cercherà un membro in più d’equipaggio laddove non ci si arrischia ad andare da soli, senza timore di ledere la propria autostima, si aspetterà un giorno in più se si pensa che le condizioni non siano ideali, si cambierà rotta se quella prevista non sarà fattibile al 100%.
Altra situazione che porta all’impasse è quella dove si cerca di avere tutto pronto prima di mollare gli ormeggi: state assolutamente tranquilli che questo non avverrà mai. Ma proprio Mai. Esisterà sempre qualche aggiustamento, lavoretto, piccolo pezzo che manca o guasto stupido dell’ultimo momento che non sarà prontamente riparabile e, se anche lo sarà, nello stesso istante ne comparirà per magia un altro che necessiterà di aggiustamenti. Per cui, prima di cadere in questa spirale che porta inesorabilmente a rimanere con le cime al molo, bisogna essere in grado di discernere se tutte le attrezzature e quant’altro relative alla navigazione sono pronte e per tutte le altre cose…si rimedia strada facendo.
Ultimo, ma sicuramente un grosso problema, sono i tuoi cari… come si risolve?
Altri mille problemi intrinsechi e non legati a questa scelta possono essere elencati, ma, come scriveva Hermann Hesse:
Altrettanto selvaggia e insaziabile è la voglia di viaggiare, quell’impulso a conoscere e fare esperienze, che nessuna conoscenza placa e nessuna esperienza soddisfa. E’ più forte di noi e di ogni catena e pretende sempre nuovi sacrifici a chi vi soggiace…. E, forse, questa nostra caccia e voluttà non sono né diverse né migliori di quelle del giocatore, dello speculatore, del Dongiovanni e dell’arrivista. Ma in considerazione dell’ora tarda della vita la nostra passione mi sembra più bella e più degna di talune altre. Quando la Terra ci chiamerà, quando a noi viandanti giungerà l’invito della via del ritorno e a noi instancabili giungerà l’invito dell’ultima sosta, la fine non sarà un congedo e una pavida resa, ma un assaggio riconoscente e avido della più profonda esperienza.
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We are anchored off your port side. You have a lovely boat. I love the artwork on the bow.
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Ganesh, our eyes.