Il Jonathan approda a l’Alguer

No, non siamo in Spagna, almeno, non ancora, ma durante il nostro periplo di Ichnusa, abbiamo deciso di entrare nel porto di questa cittadina e scendere a terra per una visita.

13679931_10157154466285317_4727187414523597337_oAlguer, o meglio, Alghero, è stata una bellissima e inaspettata sorpresa. Un posto che non sembra Sardegna, sia per l’attività che si respira nelle strade, per l’urbanistica e per il verde “diverso” del parco e dei viali. Città fortificata, alberi di specie che non conosciamo per nome, ma che non abbiamo visto nelle altre cittadine sarde e che saltano all’occhio a chi è vissuto anni in Sardegna come noi. Sembrava di essere in tanti posti diversi, ma non in Sardegna e, per chi ci è stato, in una cittadina della Catalogna. Scorci ci hanno ricordato Iraklion, altri Kos, altri ancora cittadelle siciliane e l’intraprendenza, così come il ritmo della gente di certo poco conforme a quello che siamo abituati a vedere in altre parti dell’isola. Alghero , capoluogo della “riviera del corallo“è una cittadina dove il 22% della popolazione parla il dialetto catalano, insegnato a scuola (pensate che gli atti pubblici sono scritti bilingue). Ci sono televisioni e testate bilingue e il dialetto Algherese è mantenuto vivo in ogni modo. Insomma, vale la pena una visita per respirare aria diversa.

Il nostro giretto sta per finire, ancora 45 miglia da quando sto scrivendo questo articolo e rientreremo a Cagliari per una breve sosta prima di muoverci verso ovest. Non potevamo non fare il giringiro dell’isola dopo così tanto tempo che siamo qui. La risalita della costa orientale, già fatta nel 2012, ci ha rituffato nei ricordi, il passaggio e la breve permanenza nella 20160729_201640costa Smeralda ci ha, ancora una volta, fatto pensare che noi non siamo proprio a ostro agio in mezzo al “traffico marittimo” di barchette, barconi e navi di turisti che badano più all’apparire che a navigare a discapito del buon senso e della sicurezza, ma non stiamo a far polemica… meglio che la maggior parte rimanga convinta che l’arcipelago della Maddalena, la costa Smeralda e zone limitrofe “siano” la Sardegna e lascino tranquilla la stupefacente costa del sud. A parte l’affollamento (sarebbero zone da visitare fuori stagione), a noi proprio non piace navigare facendo zig-zag tra isolotti, scogli, secche e motoscafi; uno stress continuo. Già avere una “costa sottovento” troppo vicina ci da ansia, figuratevi noi da quelle parti… noi che cominciamo a rilassarci e a godere della navigazione quando la costa comincia a sbiadire ed a confondersi all’orizzonte o è, almeno, ad una decina di miglia di distanza.

_DSC9497_FBNon poteva mancare una sosta all’isola dell’Asinara, tagliato in linea retta il suo golfo sotto groppi e vento teso, ci ha accolto una boa di ormeggio nel preciso momento di un torrenziale scroscio durato ben 5 minuti..giusto il tempo…. L’Asinara vale una sosta, se non altro perché li le moto d’acqua, i gommoni e quant’altro, non ci possono andare. Giusto il tender della barca per arrivare a terra al moletto predisposto e basta. Isola con una storia da leggere per intero, traspira ancora di quello che è stato il suo passato.

Il poco vento ci ha costretti nei giorni successivi a due tirate a motore, una per arrivare ad Alghero ed una per la baia di Porto Flavia. poi ancora vela, sempre di poppa e sempre in tranquillità.

_DSC9499_FBPosti incantevoli, finalmente fuori dall’affollamento; la costa ovest della Sardegna è decisamente più impegnativa, aperta ai capricci del golfo del Leone con pochi ridossi e una costa sottovento aspra e dura da tenere a debita distanza. Le previsioni meteo diventano importanti per le tratte da fare, ma lo spettacolo è impagabile. Nei nostri pensieri si affaccia il dubbio che, forse, posti così non ne vedremo più. Sicuramente diversi e diversamente belli, ma l’unicità di questa parte di mare, pensiamo, rimane inimitabile.

Saltando a piè pari l’isola di San Pietro, già visitata l’anno scorso, siamo in dirittura d’arrivo al porto di casa. Bel giro, servito anche per riprendere la “mano” e mettere a puntino il Jonathan prima della prima tappa del nostro viaggio verso ovest.