Urfa

L’ultima Turchia

Sicuramente le baie e i dolci venti della costa Turca ci tormenteranno nei ricordi dei prossimi anni, un po’ meno i turchi e le loro false città, serberemo i bei momenti passati nelle baie insieme alle tartarughe quando staremo lottando con i venti inclementi dell’inverno.

Da Dacia a Finike non ci siamo lasciati scappare quasi nessuna baia o paesino, abbiamo navigato con amici e da soli e il Jonathan si è proprio divertito intanto che aspetta di essere riportato a casa.

 Posso affermare senza ombra di dubbio che la parte più magica è stata la parte della costa Caria, così lussureggiante e con questi fiordi incredibili dove si perdeva la cognizione dei giorni (quella del tempo l’abbiamo persa già da mò..).

Il 26 agosto lasciamo la baia dove il simpatico e torrido paesino di Selimiye ci ha ospitato per dirigerci verso il porto dell’isola greca Simy che non avevamo

mai visitato: carino, molto turistico e trafficato anche se, oramai, i charter ed i turisti cominciano a scemare. Ci si guarda intorno con la consapevolezza che il paesaggio è già cambiato a poche miglia di distanza; come per l’incantesimo di un mago dispettoso, è comparsa la terra brulla a dispetto dei cipressi e delle conifere.

Cerchiamo di raggiungere Nisiros, ma già il primo benvenuto tra vento sulla prua e onde scoccianti che ci accoglie in acque greche fa si che si opta per un cambio rotta. Non ci sono molti “piani B” e allora, dopo che anche la baia di Knidos ci da il tutto esaurito, optiamo per ancorarci fuori dal caro marina di Kos, alla ruota. 60 miglia non proprio rilassanti, ma dobbiamo salire almeno un po’ in latitudine prima di poter agevolmente attraversare l’Egeo.

Tappa irrinunciabile a Pserimos dove l’anno scorso incontrammo Alvaro e la sua compagna e poi relax a Kalymnos dove ci rifugiamo sempre molto volentieri. Il porticciolo di Pothia è proprio molto carino, almeno, a noi piace tanto, la piccola città è oramai solo quasi esclusivamente abitata dai locali, poche le barche e tante feste tra matrimoni e chissà cos’altro. Morale: sino alle due di notte non si dorme, ma si viene coinvolti dalla loro semplice allegria.


La domenica è tutto finalmente chiuso come s’addice a un vero paese, il lunedì la vita riprende e le strade sono trafficate in modo persino oltremisura rispetto alla grandezza del luogo.

Durante i giorni di sosta, Monica ed io, elaboriamo una rotta di massima che ci consenta di tornare a casa sfruttando i venti dominanti che ancora arrivano dal nord, per far questo, come dicevo prima, dobbiamo risalire il Dodecaneso almeno sino a Leros o Patmos in modo che poi la discesa sino a Monemvasia, prima tappa sul Peloponneso, sia agevole.

Racconti di amici in navigazione ci hanno confermato quello che anche sulle carte delle previsioni saltava all’occhio: quest’anno, il Meltemi  non è stato proprio arrabbiatissimo (a meno che tu non vada a cercarlo nei luoghi a lui cari..se la cosa ti diverte…) e ci permetta navigazioni abbastanza rilassanti.
Sappiamo che la suddetta risalita ci attende con un vento contrario e che la quarantina di miglia diventeranno sicuramente ben di più.

Siamo pronti per salpare lunedì primo settembre quando la previsioni ci comunicano che martedì il vento girerà da sud – sud/ovest e poi sud est per un paio di giorni…e allora ci prendiamo una giornata sabbatica in questo angolo tranquillo perché, come dicono i saggi naviganti: se sei di bolina o hai sbagliato rotta o….

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