Portorico – Palm Beach, una bella navigazione

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Atterrati nella pacifica e bellissima baia di Hensenada Honda di Culebra, possiamo dire di aver definitivamente messo la chiglia in America. Siamo nelle Isole Vergini Spagnole, di cui Portorico e, di conseguenza la sua isoletta Culebra, ne fanno parte. Ci troviamo subito a nostro agio, baia riparata a tal punto che alcuni trascorrono qui la stagione degli uragani e un isoletta che cattura subito il nostro cuore. Ci fermiamo un mese. Poca gente, un paio di mini supermarket, un po’ di ristorantini e bar dove ritrovi sempre le stesse persone; un mercatino di frutta e verdura due volte alla settimana e praticamente zero barche da charter. L’unico movimento lo danno i motoscafari, tutti educati, che vengono dalla poco distante Portorico e passano qui il week end. Gli altri sono gente come noi, chi è qui da anni, chi da mesi e che è di passaggio, poco turismo in genere.

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Prima di risalire la costa americana, però, dobbiamo tornare in Italia per sbrigare alcune faccende e, perciò, ci spostiamo in un marina di Portorico, Palmas de Mar, dove il Jonathan ci aspetterà sino alla fine di maggio. Anche qui, gente cordialissima, allegra e disponibile purtroppo il marina è tagliato fuori dalla “vera” Portorico ed inglobato in un ampio “resort” con praticamente nulla, se non campi da golf e maneggi. Per poter fare una cambusa decente e vedere qualcosa, siamo stati costretti a noleggiare una macchina. Rimaneva il marina più economico e sicuro, per cui, ben venga anche la scomodità.

Tenevamo sott’occhio il meteo da quando eravamo alla fonda a Culebra per vedere se c’era la finestra giusta per evitare la tappa a Portorico e muoverci prima della fine di aprile, ma nulla da fare.

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Il tratto che dobiamo percorrere, lungo più di mille miglia da Portorico alla Florida, ha tre peculiarità: la prima è il passaggio sopra La repubblica Dominicana e Haiti e il primo tratto della costa Cubana, dove regolarmente, tra le due isole, il vento rinforza sempre. La seconda è il passaggio tra Cuba e il Great Bahama Bank, quello che viene chiamato Old Bahama Channel dove lo spazio è veramente ristretto tra i canali di traffico commerciale e i bassi fondali dal lato opposto. La terza è la Corrente del Golfo che raggiunge anche i due nodi e mezzo e che NON si può fare se il vento è contrario in quanto alza onda e fa del viaggio una odissea.

Tutti questi punti devono trovare la giusta collocazione col vento che ci spingerà in un mare che non conosciamo e in luoghi di cui non abbiamo esperienza. Dobbiamo ridurre al minimo le sorprese e i rischi.

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Arriva il tempo di salpare, finalmente il meteo si mette a favore sia per direzione e per intensità. Ci aspetta una navigazione abbastanza tecnica e tratti di mare dove è meglio che non soffi troppo. Oltre i tre giorni, una previsione diventa poco attendibile, bisogna guardare l’evoluzione per un po’ di giorni su ampia scala, osservare le carte in quota e chiedere consiglio all’inossidabile Sergio, il nostro weatherman. Anche se scaricheremo le previsioni con la radio SSB, non possiamo permetterci di trovarci nei casini perché non ci sono posti dove trovar rifugio se non un paio e poco comodi, inoltre, la costa della Florida, non ha ridossi e il nostro pescaggio riduce drasticamente i porti dove possiamo entrare.

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Praticamente tutti i porti della costa americana sino a Capo Hatteras, circa 35°nord, sono all’interno, in quello che viene chiamato ICW – Intercostal Water way – un corso d’acqua, spesso dragato, che è, praticamente, un canale che costeggia all’interno tutta la costa. L’ICW prosegue ben oltre, io non lo ho studiato, ma so che si può arrivare fino ai grandi laghi (se non erro). Comunque, ci sono delle entrate, chiamate “inlet” che dall’oceano ti portano dentro questa rete idrica dove si trovano porti e città. Da qui, altri dati da studiare e far combaciare: correnti e maree. In alcuni casi deboli entrambi e in altri…mica tanto… Noi siamo entrati, per ormeggiare a Palm Beach, dal Lake Worth Inlet, dove la corrente arriva a 4 nodi.

Il viaggio

Uscita Portorico

Salpiamo dunque da Palmas de Mar, costa sud est di Portorico, il pomeriggio del 25 maggio. Le prime 35 miglia sono tutte su bassi fondali, attraverso passaggi segnati da boe laterali, per cui facciamo bene i conti di poter scapolare la punta est prima che faccia buio. Poi inizia la prima tratta, quella che ci da meno preoccupazione, ma di fatto, il vento viene decisamente più a sud del previsto, per cui dobbiamo decidere se fare un lungo bordo sino quasi alle isole Turks and Caycos, oppure spezzettare e farne di più.

 

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Il conto delle miglia previste e la nostra pigrizia ci fanno votare per la prima soluzione. Intanto abbiamo tempo per prendere il ritmo coi turni di due ore, che manteniamo anche durante la giornata. Una volta abbattuto e cambiato mura ci prepariamo per la seconda abbattuta che avviene appena fuori dalle acque territoriali di Haiti. Da qui in poi, le abbattute saranno più frequenti; il vento, sempre troppo da sud, non ci permette di “infilare” l’Old Bahama Channel al primo colpo…ce ne vorranno 5, l’ultima appena fuori dalle acque territoriali di Cuba. Memori dello stretto di Gibilterra, paventavamo un traffico notevole nel tratto tra Cuba e i bassi fondali del Great Bahama Bank ed invece sembrava la tangenziale di Milano la mattina del 15 agosto. Passati indenni la strettoia, possiamo finalmente puntare verso nord e agganciare la corrente del Golfo.

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Impressionante vedere la velocità sull’acqua del LOG segnare 7,5 nodi e il GPS darne 9,5, 10. Peccato che, la nostra media sia stata troppo bassa per essere all’ingresso dell’Inlet il settimo giorno e troppo alta per esserlo l’ottavo…. per cui, visto che il vento nell’ultimo giorno è andato in vacanza ci siamo trovati in una situazione comica: per essere all’imboccatura col chiaro dovevamo tenere una media di 4 nodi. Già ne facevamo 2,5 di corrente e anche con il solo fiocco ridotto ad un fazzoletto, meno di sei non ne facevamo. Ci dirigiamo perciò verso la costa e passiamo la notte all’ancora in attesa di fare le ultime 20 miglia la mattina dopo. La scelta ci permette, inoltre, di poter scegliere l’ora di arrivo in modo da presentarci con corrente a favore.

Abbiamo avuto praticamente sempre vento, poco, ma quasi sempre dai 10 ai 15 nodi di giorno e due notti dai 25, 27 con raffiche a 30. 15 ore motore in totale.

West Palm Beach

Entrati nel canale, studiato e ristudiato su tre carte differenti, scopriamo che il fondale – per fortuna fango – è decisamente più basso e, noi che avevamo trascurato il piccolo coefficiente di marea, abbiamo lasciato dei solchi per alcuni tratti, nel fango del fondo… Ultima “prova” da superare è stata quella del ponte basculante. Il marina si trova appena dopo il ponte che ha una altezza insufficiente per il nostro albero, ma che si apre ogni 15′ dopo ogni ora (tranne le 8:15 e le 16:15). Per cui: un canale lungo 2,8 miglia dove non è possibile fare nessuna manovra, col profondità praticamente quanto il nostro pescaggio, un ponte che si apre ad orario… sembra un esercizio da esame per la patente… beh… eccoci qui. 1.320 miglia in 7 giorni e 22 ore

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