Curacao Meravigliao

Pronti? Via!

La prospettiva di passare un’altra stagione degli uragani alla fonda in un isola sulla traiettoria di questi poco simpatici fenomeni non ci passa neanche per l’anticamera del cervello. I ricordi di quella trascorsa con l’ansia costante, le consultazioni delle previsioni ogni giorno e le preoccupazioni sin da quando si notavano le ciclogenesi sulla costa africana, non sono tra i più piacevoli e vogliamo che rimangano solo ricordi.

Non ci sono molte scelte da qui, soprattutto perché ancora delle isole sono chiuse e altre tutt’ora difficilmente raggiungibili causa pandemia. Bisogna scendere a sud ovest e le alternative sono Colombia, Colon oppure Curacao.

Scartiamo le prime due perché, a causa degli alisei, tornare indietro diventa praticamente impossibile se non con motore controvento per giorni. Da li si può solo continuare verso ovest o salire verso Cuba, Jamaica o la Repubblica Dominicana, che non è esclusa a priori… Rimane l’opzione Curacao, dove eravamo già venuti nel 2018,  considerando che contiamo di tornare ancora per almeno una stagione tra Guadalupa e le isole li vicino facilmente raggiungibili dai nostri amici in Europa.

Detto fatto. L’isola è aperta con test all’ingresso, ma senza quarantena e obblighi di rimanere alla boa per tempi lunghi e costosi. Prenotiamo al cantiere, l’unico, e aspettiamo la finestra meteo.

Il Jonathan non vede l’ora e anche noi che non veleggiamo da troppo tempo se non per spostarci tra la Martinica e la Guadalupa. Inoltre siamo in acque francesi da quasi 18 mesi che è il limite massimo di permanenza prima che ti facciano pagare l’importazione della barca.

Anche se maggio è il mese in media più ventoso per fare la rotta che ci porta a Curacao cominciamo uno studio assiduo del meteo.

Avremo una andatura portante dal lasco al gran lasco o giardinetto, ma l’onda che è importante quanto il vento, qui non scherza, soprattutto se il vento rimane teso per giorni. Tre, quattro metri sono la norma con un vento che soffia tra i 20 e i 30 nodi.

Come volevasi dimostrare, trovare una finestra che soddisfi anche la nostra lunga inattività, per le 500 miglia da fare col Jonathan, non è facile, ma neanche impossibile.

Alla fine si decide di partire giovedì 13 con arrivo stimato domenica 16 pomeriggio.

 

Il subacqueo che doveva venire a darci una pulita sommaria alla carena ci da buca e io non posso immergermi nelle acque del porto dove siamo a fare i rifornimenti necessari e, oltretutto, non ne ho voglia e non mi entusiasma minimamente l’dea. Per cui si salpa sapendo che almeno un nodo lo regaleremo al “pellicciotto” cresciuto sotto il Jonathan. Meno male che una pulita era stata data ai primi di marzo.

Mercoledì 12 check completo di tutto, preparazione grab bag, attivazione satellitare, annessi e connessi, riti scaramantici, coccole ad Ambrogio (il pilota automatico), cambusa e pratiche burocratiche.

Giovedì 13, ore 8:15, si mollano gli ormeggi dal pontile 6 del marina di Bas di Fort.

UlalasulaDurante le prime 30 miglia, fino a quando ci lasciamo Guadalupa alle spalle, troviamo groppi e pioggia. Un bell’inizio, pensiamo, come prima volta da tanto tempo. Le prime 24 ore ci regalano una bella navigazione, anche notturna con una stellata spettacolo, nessun groppo, con vento tra i 18 e 22 nodi. Non siamo veloci quanto vorremmo e maciniamo circa 152 miglia.

Ci si aspetta una rotazione del vento verso sud est che ci permetterà di migliorare l’angolo e non scendere troppo dalla rotta ideale. Il che, ovviamente, non avviene, anzi… la seconda giornata è velata, apatica e il vento rimane al di sotto delle previsioni stabilizzandosi dai 10 ai 13 nodi.

Confidenti che la rotazione avverrà e molto impigriti dai lunghi periodi in rada, facciamo l’errore di non tangonare in genoa immediatamente. Il Jonathan scivola su un mare calmissimo scendendo, però, sotto la media minima dei 6,5 nodi richiesta per arrivare domenica pomeriggio e rimane basso rispetto alla rotta ideale.

 

La mattina successiva, il 15, la musica cambia e, bando alle ciance, alle 8 armiamo il tangone col risultato che la velocità ritorna accettabile anche se il vento rimarrà durante la mattinata sempre tra i 13 e i 14 nodi. Al pomeriggio comincia a salire a 17/21 insieme all’onda di conseguenza. Ambrogio, il pilota, viene messo in modalità “downwind” che, insieme alla bussola giroscopica , reagisce meglio quando deve gestire un mare importante. Col buio viene a farci compagnia una sterna, probabilmente stanca: si sistema sul fuoribordo a poppa e si riposa per otto ore incurante dei nostri cambi di turno notturni e dell’andirivieni tra pozzetto e timoni. Alle prime luci dell’alba, si striracchia e riprende la sua via.

IMG_20210516_090930All’imbrunire riduciamo il genoa in previsione della notte e perché siamo stabili tra i 23 e 27 nodi. il Jonathan, nonostante la carena sporca, vola e plana con gioia. La media si alza considerevolmente e, da qui all’arrivo non scende sotto i 7,8 nodi facendoci recuperare la precedente schifezza.

Rimaniamo in rotta perfettamente, il Jonathan ha uno scarroccio minimo, grazie anche all’andatura e Ambrogio si sta meritando un aumento di stipendio per la performance perfetta.

Il genoa tangonato riusciamo a tenerlo armato sino al traverso della punta nord est di Bonaire dove dobbiamo orzare e farci le ultime 25 miglia al traverso. Sempre con 25 nodi di media e onde che, purtroppo, non risentono un gran che del fetch ridotto dato dall’sola sopravento. Alla fine è risultato la tratta più “scocciante” di tutta la navigazione.

Finalmente, alle 12:40, doppiamo la punta sud ovest di Curacao, ammainiamo le vele e decidiamo che non abbiamo voglia di cambiare mura anche perché per le ultime 10 miglia il vento lo abbiamo in poppa piena e siamo decisamente stanchi.

Alle 14:45 siamo all’ingresso di Curacao, chiamiamo la Coast Guard e poi il Nassau Bridge, il ponte che si apre e che collega la parte che si chiama Outrobanda da quella più turistica chiamata Punda di Curacao.

Siamo arrivati!

Ancora un miglio e mezzo nel canale fino al cantiere che gentilmente ci aspetta per darci una mano all’ormeggio considerato i costanti 22/24 nodi.

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Il giorno dopo arrivano qui, direttamente in pontile, gli ufficiali di immigrazione, gentilissimi (e gratis), due medici per il tampone (90USD a cranio) e il giorno dopo la dogana, sempre gentilissimi (e gratis). L’esito dei test arrivano poco dopo:mpossiamo ammainare la bandiera gialla di libera pratica / quarantena e issare a dritta sotto la prima crocetta la bandiera di cortesia di Curacao.

Ci aspetta ora il lavoro del disarmo: vele, manovre, dissalatore, pulizie ecc ecc e poi il caro Jonathan riposerà fino ad ottobre in attesa del nostro ritorno.

Siamo felici anche se stanchi con i muscoli indolenziti. Questa traversata ci ha messo nuovo carburante nell’anima, ricordandoci quanto è bella questa vita.

Due dati:

78 ore di navigazione da Porto a Porto.
519 NM totali.
4 ore motore totali.

Prima tratta di navigazione: 287,3 NM a 5,9 nodi di media.
Seconda: 164.4 NM a 7,74 nodi di media.
Terza: 57,8NM  a 7,76 nodi di media.
Quarta: 10NM circa dalla costa sottovento di Curacao al cantiere (motore).