La nostra casa galleggiante

_DSC6077_cr Monica ed io abbiamo vissuto a bordo di una barca a vela circa 7, 8 mesi all’anno per 11 anni.

All’inizio, presa la decisione e trovata la barca, abbiamo iniziato a passarci i sei, sette mesi estivi che ci hanno permesso di conoscerla mentre navigavamo nel mediterraneo. Il nostro progetto, però, è quello di partire verso ovest.

Può sembrare una scelta da ricchi o da chi percepisce una bella pensione, ma nulla di tutto ciò. Monica ed io, quando prendemmo questa decisione, abbiamo venduto i nostri appartamenti dove vivevamo a Milano e ci siamo comperati una casa “galleggiante”. Certo un po’ di “ambientamento” è necessario, ma se si ha già una predisposizione, con molta più facilità di quanto si creda, ci si rende conto di quante cose (oggetti, abitudini, spazi) possono essere eliminate, sostituite e modificate.

Non siamo né asceti né talebani del minimalismo ed infatti la nostra barcasa è grande abbastanza per offrire sistemazione a quello che ci serve, ci si può ritagliare anche degli spazi “personali” di lavoro e di “ricreazione”. Certo è fondamentale avere quel fuoco dentro che ti fa amare il mare, la passione per navigare e uno spirito di adattamento rivolto più che all’interno della barcasa verso l’esterno , verso i posti, la gente e le situazioni che si incontrano viaggiando.

2012-11-22-844Tutto quello che c’è si può rompere, questo è il paradigma da tener presente quando si vive in barca. Anche se tutto è costruito con materiali molto più resistenti e adatti all’ambiente,  ci sono parecchie cose che in una casa sulla terra ferma non sono presenti e spesso il “pronto intervento” non è poi così a portata di mano…. per cui è necessario, se si vuole vivere senza essere dotati di un consistente conto in banca, essere in grado di effettuare tutte le manutenzioni ordinarie e non, praticamente da soli. Trovare soluzioni tampone e di essere sempre dotati di una inesauribile scorta di ottimismo e buonumore. Con questo non voglio dire che si passano le giornate ad aggiustare le cose, ma la barca è un concentrato di lavori e lavoretti che sulla terraferma sono gestiti in modo molto più blando e che, se ci facciamo caso, spesso deleghiamo per pigrizia e per altri mille motivi: il tagliando della macchia? Si porta dal meccanico. le finestre da riverniciare, il parquet da lamare? Si chiama il falegname. non c’è corrente? Si chiama l’Enel. Non arriva acqua? si chiama il tecnico dell’autoclave e cosi via.

E i costi?

Beh.. in tanti hanno provato a fare una comparazione, ma le variabili sono molte: dal tipo di vita che uno fa (sia a terra che in barca), dal tipo di casa e dal tipo di barca. Ovvio che se si passa da una appartamento in centro da 200mq ad una barca di dieci metri costa meno vivere in barca… In linea di massima a bordo i costi che incidono di più sono quelli della manutenzione. Se abbiamo una buona manualità (il come farlo si impara) questa viene fatta dai sottoscritti, ma non a tutto ci si arriva, soprattutto i primi tempi. Risparmiare sulla qualità in alcuni componenti va a discapito anche della sicurezza e fare i lazzaroni rimandando le cose da fare…non paga. Comunque, avendo solo la barca, non c’è molta differenza tra l’avere una villetta indipendente e  alla base sta sempre il  discorso della “scelta”.  Aggiungo che la vita a bordo, quando si gira “intelligentemente”, è decisamente più economica. Luigi Ottogalli, un nostro amico navigante, è quello che forse ha fornito l’analisi migliore. Potete approfondire qui.

Mai come in barca ci si rende conto di quanto l’esperienza sia fondamentale, l’importante è fare i passi non più lunghi delle nostre gambe.

Tutte queste parole sarebbero vuote se, come ho scritto prima, non amassimo questo modo di vivere che, in Italia, è visto come una scelta “borderline” mentre, senza andare lontano, in Francia è una cosa assolutamente normale e diffusa. Non entro nel merito di come lo stato vede e soppesa chi ha una barca..forse se ci comperavamo una Porsche, pur essendo più cara, saremo passati più inosservati…

DSC8109Quello che amiamo della vita in barca a vela è la sua natura profondamente ZEN, si viaggia col vento, se non c’è, si aspetta, se ce ne è troppo…pure. Gente come noi nulla ha a che fare con chi fa la “corse in barca” o che la usa durante il periodo estivo o con chi cerca di inanellare miglia su miglia nel minor tempo possibile. Avendo preso la decisione di viverci ci siamo adattati ai suoi ritmi. Di solito i navigatori navigano in realtà molto meno di quello che ci si immagina, magari attraversano l’Atlantico o il Pacifico per andare da un posto all’altro, ma poi si fermano per vedere, conoscere, parlare, annusare, imparare; anche mesi o anni in uno stesso posto o regione.

Potremmo vivere tranquillamente in una casetta e prendere un aereo ogni volta che ci viene voglia di andare che ne so..in Cambogia? A New York? Certo che si, costerebbe anche meno – forse – ma quanto ci stai? Come vivi e come ti prepari al viaggio che è, secondo alcuni, una parte importante e indissolubile di tutta la faccenda?

Il Jonathan Livingston, un X-Yachts X-512, lo abbiamo e lo stiamo modificando per renderlo più maneggevole e adatto ad una lunga permanenza a bordo.

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