Vivere in barca al tempo del virus. Piccole Antille Francesi. Guadalupa.
Leggo tanti che preferirebbero stare in barca piuttosto che nel loro appartamento in quarantena e vorrei scrivere due parole a riguardo.
Sono riflessioni veloci, impossibile fare un compendio che includa tutte le variabili sia terrazzane che marinaie e sia di composizione del nucleo familiare, ma cercherò di essere il più obbiettivo possibile.
Prendo in considerazione una coppia, senza figli a bordo (anche se qui ce ne sono parecchie).
Allora, iniziamo col dire che c’è chi abita in 20 mq senza balcone e chi in una villetta col giardino così come chi vive in barche da 9 metri e chi in barche da 20 e che un metro lineare in più su una barca è quasi come avere una stanza in più in una casa. Ovvio che la situazione cambia considerevolmente in entrambe le situazioni.
Ora, a chi in barca non ci vive, ma vorrebbe, soprattutto in questo momento, cerco di scattare una fotografia basandomi su esperienze personali.
I metri quadri disponibili sono molto meno di quello che si pensa. Una barca a vela di 15 metri per 4.5 al suo baglio massimo, il punto più largo dello scafo, facendo una media tra le barche anni 90 e attuali, non sono 67.5 mq di superficie abitabile, scordatevelo. Più la barca è anziana, più lo spazio diminuisce. Pensate ad una 500 degli anni 60 e una macchina di uguali dimensioni di oggi. inoltre, l’altezza interna non sono certo i 3 metri circa di una casa, seppur popolare.
Quando si pensa al vivere in barca, si immagina principalmente una barca a vela in una bella baia, in estate, al caldo con lieve brezza, spiaggia con bar, negozi vicini e magari anche un marina comodo poco distante dove rifugiarsi quando si è stufi.
Se stai ormeggiato in marina hai elettricità e acqua a disposizione come a casa, ma se vivi come noi, in rada, oltre alle scorte di gas, devi preoccuparti anche di quello, gestire i consumi, non sprecare. Facile a dirsi, ma pochi abituati a farlo.
Chiudete il rubinetto quando vi lavate i denti, le mani, fate la doccia e quanta acqua consumate quando lavate i piatti? Spegnete le luci dove non servono? Devi gestire con molta più attenzione l’accumulo della spazzatura che devi poi smaltire a terra e non sempre le raccolte sono dietro l’angolo.
Se sei in quarantena, anche se sei in marina, per le misure adottate, devi usare i tuoi bagni, la tua doccia, non puoi uscire, neanche in pontile a far due passi, qui in rada uguale. Se ti va di far due passi, a meno che tu non debba andare a far la spesa o dal medico/farmacia, non puoi. Al limite passeggi avanti e indietro sul ponte da prua a poppa.
Stai in pozzetto all’aria aperta col mare intorno, vero, è sicuramente un lato positivo e, in rada, fai anche il bagno intorno alla barca: non puoi allontanarti. In alcune rade non è il caso di fare neanche quello perché la rada la scegli anche in base alla comodità di approvvigionamento e, spesso, queste sono vicino a porti commerciali o insediamenti urbani.
In rada sei all’ancora, vento o non vento, pioggia o sereno. A volte soffia per giorni e piove, anche per periodi tutt’altro che brevi. Tutto è umido, ti alzi anche la notte, a volte, per controllare che ancora e catena stiano facendo il loro lavoro.
Poi non c’è assistenza. Meccanici, elettricisti son chiusi (magari non ovunque) e, soprattutto, devi sperare di avere i pezzi di ricambio che non possono mai essere tutti a bordo e i negozi, che ora son chiusi, non sempre hanno quello che cerchi. DI certo non poi fare arrivare Amazon col drone.
I ricambi (che a bordo si chiamano parti di rispetto) del bagno, le pompe, le autoclavi, cavi, fusibili, filtri, motore, ecc ecc ecc ecc ecc… e devi essere in grado di cambiarti tutto da solo. Qualche guasto o intoppo c’è sempre e speri che possa essere risolto in autonomia.
In rada, che è la situazione più romantica e che richiama quel senso di selvaggio e libertà soprattutto ora che si è rinchiusi a casa, ogni volta che devi portare la spazzatura o fare cambusa devi mettere in acqua il gommone, scendere fino al dinghy dock, magari con 25 nodi arrivando bello umido e farti, a volte (come ora), circa un chilometro e mezzo andata e un e mezzo al ritorno con sacchi e carrello, a piedi per gli approvvigionamenti.
Riporti la spesa a bordo, non in ascensore. I più fortunati hanno il congelatore, nella media a bordo non c’è. Così come nella media non c’è la lavatrice e anche le lavanderie ti generano ansia per la possibilità di contagio.
Inoltre, il gommone con te a bordo, non é l’equivalente del bagagliaio di una utilitaria.
Devi COMUNQUE stare attento a non contagiarti, scendi solo per necessità e non organizzi cene coi vicini di barca. Stai a bordo.
Noi siamo fortunati, ai caraibi il vento viene sempre da est (ne, se), non fa freddo, non devi accendere il riscaldamento (sperando che funzioni e che, comunque consuma), puoi stare in rada sempre. In quarantena, non in tutte le rade.
Anche noi non possiamo muoverci, non possiamo aprire le vele e dobbiamo stare fermi, non possiamo rientrare a casa perché le frontiere son chiuse, non possiamo spostarci in un’altra isola.
Non possiamo prendere un aereo a tornare a casa, anche se adesso non è il caso, ma nessuno sa se, quando in Italia la situazione cambierà, qui come saremo messi. Se potremo andare o no, se gli aeroporti saranno aperti o chiusi.
Qui, inoltre è meglio che non ti ammali. Noi siamo un pelo più fortunati perché siamo in territorio francese, ma giusto un pelo…
Abbiamo la fortuna di essere autonomi, altri no o non del tutto. Devono andare a fare acqua o gasolio con le taniche o spostare ogni volta la barca se hanno la fortuna di avere un marina vicino, oppure, come in alcune isole, gasolio e acqua viene consegnato tramite chiatte. Ovviamente costa di più, il servizio va pagato. Alcuni dei pochi vacanzieri rimasti bloccati qui che non hanno la barca attrezzata per viverci, non hanno pannelli solari o generatori e sono costretti ad accendere il motore quasi ogni giorno.
Poi arriverà il momento in cui, qui, inizierà la stagione degli uragani. Il progetto di andare a nord, sopra il 35° (USA), ovviamente è impraticabile. Non resta che andare più a sud sudest possibile, dove però, ancora è tutto in lock down non si sa fino a quando. Non ci sono molte scelte. Altrimenti devi sperare e ripararti nel posto meno peggio e pronto a salpare con largo anticipo navigando in mezzo al mare cercando di allontanarti dalla previsione di rotta sperando siano corrette.
Ammetto che ho dipinto un quadro più pessimista di quello che è in realtà. Noi stiamo vivendo e apprezzando tutti i lati positivi di questo triste momento, inutile deprimersi. Seguiamo gli sforzi che sta facendo l’Italia, tifiamo per lei e per tutte le nazioni in egual misura senza odio e rabbia inutile, siamo in contatto con amici qui ai caraibi che sono bloccati come noi e ci scambiano informazioni sull’evolversi delle varie situazioni che cambiano isola per isola, giorno dopo giorno.
Lo ho fatto appositamente. Noi siamo abituati a stare lunghi periodi in mare, sia all’ancora e sia in navigazione, mentre, chi vorrebbe essere qui invece che a casa sua, si troverebbe ad affrontare situazioni che non aveva messo in conto e ben diverse da come se le immagina.
Sono sicuro che, anche una quarantena a casa propria affrontata con la giusta mentalità, possa farvi riscoprire dei lati positivi che nella vita vissuta di fretta e votata al dio consumismo, si erano persi per strada.
L’occasione per diventare migliori.
La quarantena in casa non è facile, ma ci sono comunque molte comodità.. chi pensa che in nave sia più facile, probabilmente non si rende conto della cosa