…dicevamo…. e quando si è in mezzo al mare lontani dalla costa e dalla possibilità di collegarsi a internet? Già immagino qualcuno impallidire… ebbene si, ci sono posti dove non ci si può collegare a Facebook, postare il piatto del giorno o il selfie di rito in tempo reale, ma penso si possa sopravvivere, no?
Mentre un poco più importante è riuscire ad avere la situazione meteo aggiornata, se si può e, in secondo luogo, poter comunicare la nostra posizione con piccoli aggiornamenti durante un viaggio.
Per tutto questo ci sono due sistemi:la connessione satellitare e la connessione via radio a onde corte (quella che chiameremo SSB).
La connessione satellitare può avvenire in modo univoco, con sistemi che inviano la posizione e, se necessita, anche un segnale di soccorso (quello che fa anche l’EPIRB che, oltretutto, include i dati dell’imbarcazione ufficiali), ma non ricevono e non hanno la possibilità di comunicazione “voce” oppure con l’oramai classico telefono satellitare con tutti i suoi vantaggi (invio e ricezione email, fonia e soccorso) e il costo ad esso connesso, soprattutto il costo relativo a “dati” e “voce”. Inoltre il sistema è passivo, nel senso che non può ricevere se non una chiamata da un altro utente; tutte le altre funzioni devono essere intraprese da chi lo ha in “mano”.
Sia per il nostro budget e sia per gli altri motivi sopra descritti, abbiamo accantonato l’idea della comunicazione via satellite decidendo di installare la radio SSB che ci era stata data in dotazione al Jonathan e mai messa in opera: una Yaesu FT-857D.
Non entro nel dettaglio del tipo di radio e né del fatto che non è una radio “marina” come quelle classiche utilizzate sulle navi, ma una radio che può operare su tutte le frequenze sia marine che terrestri (incluso quelle aeree ecc ecc).
Per utilizzare una radio così siffatta bisogna non solo essere in possesso della licenza LRC per l’utilizzo dei canali radio marittimi in HF, ma anche della licenza da radioamatore che abilita a trasmettere sulle frequenze terrestri assegnate. Perciò, avendo il certificato LRC, ho fatto richiesta ed ottenuto anche la licenza a trasmettere da radioamatore con l’identificativo IS0FCG.
La parte divertente è stata innanzi tutto l’installazione…mica semplice e senza l’aiuto di amici radioamatori e naviganti come Gian Biagio (in partenza per lo stretto di Magellano) che mi hanno spiegato bene come fare i collegamenti, il tipo di messa a terra, la sezione dei cavi (si parla di assorbimenti importanti, la radio emette sino a 100W) e tutto il contorno.
La scelta dell’antenna è caduta su una stilo di 7 metri (Banten 700ML a norme MIL) anziché il classico taglio del paterazzo con l’innesto di isolatori Norsemann . Questo principalmente per quattro motivi: uno che non ci andava l’idea di tagliare il paterazzo del Jonathan..sarà una fissa, ma tiene su un alberello di quasi 24 metri…, due perché gli isolatori per il tipo di sartiame che usiamo non sono facili da reperire (e io non mi fido), tre perché qui a Cagliari non c’è nessuno di cui ci fidiamo per far fare il lavoro e per ultimo il costo, che sarebbe stato comunque più elevato.
Riassumendo: radio, antenna e accordatore di antenna necessario per poter “accordare” questa spilungona a secondo delle frequenze utilizzate e tanti santi scomodati per passare i cavi nei meandri delle paratie dallo specchio di poppa sino al carteggio e alle batterie…
Incredibile, ma si è accesa!
Ora viene la parte più divertente: bisogna prendere mano con tutte quelle cose che si chiamano “propagazione”, modo di trasmissione, parametri vari…. se non ci fossero stati Roberto Gaziello e Fabio Scaccianoce…non sarei qui a scrivere questo articoletto. Va da se che alla fine “sembrava” tutto a posto. E invece non ero che a metà dell’opera.
Come scritto all’inizio, la radio ci serve per tre operazioni base che sono, in ordine di importanza:
Ricevere le previsioni meteo sotto forma di files grib, avvisi emessi su onde corte e meteo fax, cioè le previsioni fondamentali su vento e le carte sinottiche al suolo e in quota (per il meteo fax abbiamo anche un apparato a se stante con la sua antenna).
Monitorare le frequenze marine dedicate alle emergenze ed avvisi ed eventualmente avere la possibilità di trasmettere su di esse
Inviare brevi e-mail, in formato testo, con cui informare della nostra posizione a chi ci segue oppure per corrispondenza urgente
Ricevere brevi e-mail, sempre in formato testo.
Parlare a voce con altri naviganti o con persone a terra che fanno da “assistenza” a chi è in navigazione.
Per fare tutto questo ho dovuto collegare la radio al computer di bordo (vedi articolo precedente) e installare un software apposito che ci permetterà di gestire email e ricezione meteo. Questo si chiama RMS Express e, dopo numerosi tentativi e sempre grazie all’aiuto di Roberto, sono riuscito a farlo funzionare. Le problematiche riscontrate, piano piano, sono state risolte. L’interfacciamento con la radio non è semplicissimo; si tratta di far dialogare un sistema digitale con un sistema analogico e anche perché questo software “emula” un modem hardware che noi non abbiamo installato, ma che sembra funzionare egregiamente.
Tutto questo e tutto quello descritto precedentemente, però, aggiunge un ulteriore consumo energetico e l’energia, insieme all’acqua a bordo, non sono infinite…
Per cercare di essere quanto più autonomi abbiamo installato sul rollbar appositamente costruito, due pannelli solari. I più potenti che siamo riusciti a montare. Due Sun Energy da 160W cadauno presi dalla Ipersolar. Siamo arrivati a loro grazie a due nostri amici naviganti che ora sono già dall’altra parte dell’oceano: Giancarlo e Sabrina. Ipersolar è stata molto disponibile e ci ha consigliato per il meglio, suggerendoci la soluzione migliore per l’installazione che ci ha costantemente seguito con una assistenza degna di questo nome.
Il rollbar è stato disegnato, realizzato e montato a regola d’arte da Antonino detto “AntonInox” con l’aiuto di “Mr.Tig” Andrea che si è occupato delle saldature e dei lavori al tornio e alla fresa. Antonino è oramai un amico e punto di riferimento per tutte le soluzioni meccaniche che, per caso fortunato, abbiamo conosciuto anni fa qui a Cagliari.
I pannelli sono orientabili, pur essendo massicci (circa 15Kg cadauno) in entrambi i sensi in modo rapido e stabile con un sistema, sempre su idea e realizzazione di Antonino, a pantografo. Questo ci permette di sfruttare subito la massima produzione di energia sin dalle prime ore di luce.
Ovvio che l’autonomia energetica è ben al di la da venire, ma, dopo un primo test, siamo estremamente soddisfatti della resa: dopo la terza notte e all’inizio del terzo giorno, abbiamo le batterie ancora belle cariche. Vedremo cosa succede appena molliamo gli ormeggi e inizieremo a muoverci verso ovest; manca veramente poco.