Ma non solo: qui il vento non ha mezze misure o, se le ha, le usa con parsimonia. Per cui si va anche a motore, non troppo, ma fin troppo.
Pitagoreio – Samos |
Questa è una mera cronistoria di quel che successe da quando lasciammo Samos, giusto così per non lasciare troppi buchi vuoti e anche per noi che, tra un po di mesi, andremo a rileggere con avidità. Già leggiamo di chi è tornato e di quanto il ‘boatleg’ sia destabilizzante e lungo a passare, non vogliamo ancora pensarci, ma già stiamo facendo training autogeno e mantra infiniti per sopportare quello che ineluttabilmente succederà.
Lasciamo poco convinti, come dicevo, la bella isola di Samos che abbiamo girato in lungo e in largo salpando dalla nostra baia preferita con prua a sud.
Ci piaceva stare ancorati li, ci è piaciuta l’isola e i suoi paesini, ma è venuto tempo di andare.
Alba in navigazione |
Il Jonathan ci trasporta in groppa felice sotto brezze leggere e gentili, siamo ancora in pieno agosto e, purtroppo, un certo traffico ci vieta alcune baie già strapiene delle isolette che incontriamo lungo il tragitto. Fa nulla, scendiamo e finalmente riusciamo a combinare un rande-vouz con un nostro amico in arrivo da quel di Istanbul in una cala a Kalimnos. Luciano. Navigatore e gran pescatore si ‘presenta’ all’incontro con un bel tonnetto per cena che finirà a far parte di una buonissima pasta, tanto il giorno dopo ne pescherà un altro e poi un altro… solo noi peschiamo solo buste della spesa (vuote). Luciano viene da Roma, gran giro il suo: fino a Istanbul e per la maggior parte in solitaria: complimenti! Leggetevi il suo blog che ne vale la pena.
Pserimos |
Spostandoci poi in rada a Pserimos (36°55′,49N – 027°09′,45E) veniamo raggiunti da Alvaro e la sua compagna Giuliana che, pian pianello, si appropinguano verso un porto per passare l’inverno prossimo. Due belle persone, una barca che è una casetta curata amorevolmente dove loro vivono tutto l’anno; con Alvaro e Giuliana ci incontreremo poi nel porto vecchio di Kos (36°53′,71N – 027°17′,26E) dove staremo fermi un pò per visitare l’isola che ha alcune parti interessanti come la vecchia città di Pyli, la fortezza dei cavalieri di Rodi e tutto quello che gira intorno a Ippocrate. Lascio a Monica l’addentrarsi in questo col suo prossimo post sul Diario per Nora.
Particolare della fortezza dei Cavalieri di Rodi |
Salpiamo da Kos per scendere ancora, non ci fermiamo purtroppo a Nysiros a visitare la caldera col suo cratere per via del vento che in questi giorni fa un po le bizze e per noi non ci sono ripari (nel porto non entriamo). Detto fatto prendiamo una decisione: andiamo in Turchia! Si, senza uno straccio di documento diretti in bocca ai turchi con la speranza di non far la fine di Billy Hayes in ‘Fuga di mezzanotte’ per un ingresso illecito. La baia scelta è quella di Knidos (36°41′.04N – 027°22′.55E) e qui, scusate, ma il posto merita un accenno un pelo più dettagliato: La baia è un porto naturale, anzi, sono due baie contrapposte usate nell’antichità dai Dorici di cui Knidos era una delle sei città della loro confederazione.
Teatro a Knidos |
Molto simile al porto fenicio di Nora in Sardegna (38°59′.26N – 009°00′.89E): due baie per scegliere il posto giusto in base al vento. Knidos è famosa per la statua di Afrodite una delle prime donne, se non la prima, ad essere scolpita ‘nuda’, per l’astronomo e matematico Eudoxsos, il teatro che si affaccia sulla baia e i natali dati all’architetto Sostratus, che disegnò il faro di Alessandria. Respiriamo a pieni polmoni sperando che un po’ di ‘scienza‘ sia rimasta nell’aria e rimiriamo un’acqua talmente cristallina che si vede distintamente il fondo a nove metri e altri 15 di catena adagiata. Non che la terra nelle sua immediate vicinanze sia meno brulla delle isole (con poche eccezioni) fino ad ora visitate, ma fa anche un po impressione il fatto che se da li uno si mette a camminare, piano piano, arriva sino in Cina o Siberia o… a Milano…
Bandiera di cortesia Turca sulla crocetta di dritta e bandiera gialla sulla crocetta di sinistra: andiamo a dormire. Non volendo sfidare la sorte, la mattina rientriamo nei ‘ranghi’ e approdiamo a Symi, altra brulla e rocciosa isola del Dodecaneso (cit da una guida turistica) con alture a picco sul mare che promettono ululati ‘catabatici‘ da film dell’orrore. Proviamo il porto e ci troviamo in ‘coda’ per entrare, si, avete letto bene: in coda. Dietrofront e mettiamo in atto il piano ‘B’: baia di O.Pedi poco più a sud (36°36′.91N – 027°51′.49E). Gran colpo di culo ed ormeggiamo in un prato di barche a vela, catamarani e motoscafi in ‘soli’ 14 metri d’acqua con fondo pessimo tenitore (significa che l’ancora, anche se ha ‘preso’, tiene poco), ma va bene perché la notte è prevista tranquilla. Decisione presa all’unanimità due su due: botta di vita al ristorante sulla spiaggia! Non contenti della ‘inchiavardata‘ presa a Samos nei ristorantini sulla spiaggia delle due baie, ce ne prendiamo una terza: DUE antipasti, UN secondo di calamari fritti surgelati, UN litro d’acqua, MEZZO vino sfuso: 20 ‘euri’ a cranio… per addolcire il suppostone ci portano insieme al conto un po di anguria e un grappolo d’uva (cosa normalissima a Creta). Per penitenza il ritorno in barca lo faccio trainando il canotto con i denti….
Symi – una baia…catabatica |
Vaaaa bene! La mattina dopo lasciamo il ‘cattivo’ e strapieno tenitore perché è in arrivo un f7 quatto quatto e di stare svegli a controllare che l’ancora non ari non ci piace, per cui circumnavighiamo (è più lunga la parola dell’isola) Symi per dar ancora nella baia di Panormitis in tempo per accaparrarsi un posto. Il monastero con le sue campane ci accompagnano regalando pace e anche se la baia è zeppa di altri corsi
ai ripari, la pace regna sovrana. Qui si trova il il gioiello dell’isola: il monastero di Moni Taxiarchi Michail Panormiti meta di pellegrinaggio di tutti i marinai greci in giro per il mondo e dove numerosi pellegrini si riuniscono per il culto dell’Arcangelo Michele che è considerato il protettore dell’isola; interessante il fatto che il campanile finto barocco (1905) è copia della celeberrima torre campanaria turca di Agia Foteini a Smirne.
Due notti qui e poi un salto a Tilos, forse una delle isole più ai margini delle mete usuali. Ci arriviamo con l’intenzione di ormeggiarci al porto S.Antonio nella baia di Plagio a nord dell’isola, ma tiriamo diritti perché sembra di essere nella città fantasma di un film; proseguiamo fino alla grande baia di Eristos (36°25′.81N – 027°20′.86E) a sud ovest dove passiamo la notte. La baia è bella, qualche alberello ‘piantato’ lungo la spiaggia e tre barche con noi..tutte con doppia ancora…ach.
Panormitis |
In effetti il portolano segnala anche qui un pessimo tenitore..ma uffa! Diamo una esagerazione di catena e passiamo la notte sotto la protezione di Santa Rocna. Qui il sole sparisce presto dietro l’alta parete e fa capolino tardi sempre grazie all’altra alta parete, ma noi alle zeroseizerozero siamo già di ritorno a Symi con un mare ed un vento impagabile che ci regala una veleggiata fantastica. Il Jonathan ha bisogno di una profonda dissalata: ce ne è da fare le scorta per tutto l’inverno a discapito del monopolio di stato, ma è sempre più a suo agio con noi e noi con lui.
Santa Rocna 😉
Avete dunque preso una rocna ed abbandonato la delta?
Ora che agosto è finito e con esso l’altissima staione, come stanno le cose nei luoghi turistici? Si respira? I prezzi scendono? Tutto è più vivibile?
O settembre è ancora affollato nel Dodecaneso?
Si, da Creta in poi ROcna da 33kg e non ce ne pentiamo, soprattutto qui dove molto spesso il fondo è cattivo tenitore. Quando il portolano dice così, stai pur certo che non tiene una mazza.
Qui è ancora molto affollato, anche perché alcune isole, nonostante le numerose baie e baiette, hanno pochi ridossi quando soffia da NW/NE e tutti si ammassano alla sera nei posti riparati e soprattutto in quelli dove il catabatico non ti fa passare la notte in bianco come se fossi assediato da un branco di lupi famelici. Sono tantissimi charter di tedeschi, un pò di francesi, qui turchi, pochi italiani e poi i soliti giramondo/fancazzisti come noi 🙂
E’ stato un piacere Stefano, spero che le nostre rotte si incrocino di nuovo, magari l’anno prossimo.
Un abbraccio.